II Reparto Ebraico
Il verde non è affatto elemento neutrale, ma identitario, veicolo culturale pur quando appare nelle vesti di un decoro ornamentale. Si prenda ad esame il cimitero israelitico. Nella tradizione ebraica il cimitero è considerato, insieme alla Sinagoga, punto di incontro, tanto da essere denominato beth ha-chajím, ossia casa dei viventi, spazio dove dialogare con i defunti, ricordarli e esprimere il proprio dolore. Il cimitero israelitico si presenta come un campo recintato disseminato di lapidi semplici e ordinate, quanto più possibile omologate tra loro. Le sepolture sono a diretto contatto con il terreno e sulle lastre di materiale lapideo grigio non sono deposti fiori in dono, bensì piccoli sassi per ricordare le origini del popolo ebraico, profondamente connesse con le zone aride del deserto. La pietra diventa allora materia preponderante, il grigio, grezzo e atavico, il colore prevalente, ma il paesaggio che ne scaturisce è espressivo e solenne. Il manto erboso diventa un inaspettato protagonista e gli alberi, spesso a basso fusto, quasi miniaturizzati, sembrano suggellare un contattato esclusivo con la sepoltura, come fossero chiamati ad esserne i custodi silenziosi. Ne è un esempio la sepoltura di Primo Levi che si presenta quasi avvolta dall’abbraccio di un acero rosso giapponese, mentre un cordone di edera circoscrive la lapide a terra. Altri esemplari di acero giapponese nano riempiono il paesaggio sepolcrale del campo israelitico.
(Testi, immagini e ricerche dott.ssa Giulia Lamolinara. Tesi di diploma Politecnico di Torino, Scuola Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio 2022-2023)