Tomba di Maria Mucci (Filippo Severati)
Il pittore Filippo Severati (Roma 1819-1892) è autore di più di duecentocinquanta ritratti conservati nel Cimitero Monumentale del Verano e per la maggior parte in buono stato di conservazione. Si tratta di opere realizzate con una tecnica innovativa il cui brevetto "sulla pittura a fuoco su supporto di porcellana e lava vulcanica" è ancora conservato presso l’Archivio di Stato.
Il pittore e disegnatore, accademico di San Luca, fu allievo di Tommaso Minardi e partecipò a una campagna di traduzione in grande formato dei dipinti raffaelleschi nelle Stanze Vaticane. Severati fu prescelto dalla stessa commissione della Calcografia per la sua capacità di riprodurre i minimi dettagli e di cogliere appieno lo stile del maestro urbinate. I disegni dal vero, conservati ancora oggi all’Istituto Nazionale della Grafica, sono databili fra il 1852 e il 1864 e riproducono in copia L’incontro di Attila e Leone Magno, Il monte Parnaso, San Pietro in carcere e La Scuola di Atene.
La sua attività di pittore si svolse principalmente al Verano. La tecnica esecutiva dei suoi ritratti è definita dallo stesso Severati "in smalto su lava". Il supporto di origine vulcanica (probabilmente la "basaltina" proveniente dalla zona di Viterbo) era preparato con un stesura bianca di un certo spessore contenente ossidi di stagno, come era tipico nei rivestimenti ceramici, con lo scopo di fornire alla base argillosa un fondo coprente per la pittura; tale stesura viene utilizzata talvolta a risparmio per le campiture bianche. Su questo fondo venivano poi stesi i colori, anch'essi a base di ossidi, in grado di fondere durante la cottura assumendo una colorazione stabile. Il supporto con i diversi colori, stesi in successive fasi, veniva posto in un contenitore di materiale refrattario in un forno a carbone o legna e, con successive cotture a sempre minore temperatura, portato a finitura. Il procedimento adottato dal Severati è paragonabile a quello della ceramica, con conseguenti caratteristiche di resistenza e durevolezza che hanno consentito l'esposizione della maggior parte delle sue opere in ambiente esterno senza subire particolari danni.
Il primo dipinto eseguito in smalto su lava risale al 1863, ed è l'autoritratto sulla tomba Severati che raffigura l'artista con la tavolozza accanto al ritratto dei genitori. Alla base compare l'iscrizione: "Primo ritratto eseguito in Roma in smalto sopra lava. Tal genere di pittura è utile per la durata, si può unire alla scultura".
Le realizzazioni del Severati hanno saputo tramandare non solo le effigi delle persone ritratte con una vivezza straordinaria, ma anche i segni di un periodo storico, di un ambiente sociale, attraverso i piccoli dettagli dei vestiti o dei gioielli, segno inequivocabile dei tempi.
Nella tomba di Maria Mucci è l'autore stesso a lodare il metodo pittorico. Il ritratto della donna porta infatti la scritta: "Spero di vedere principiata la riproduzione del classici dipinti e la storia Patria, con questa pittura inalterabile. Così si eternano le glorie mondiali dell'Italia. Fra le più utili e meravigliose scoperte del nostro secolo, si può annoverare anche questa pittura".
L’unica opera religiosa dell’artista presente al Verano è la tomba Rognetta, liberamente tratta dalla Madonna Sistina di Raffaello, di cui Severati fu abile copista.