Cappella Franchi

Cappella Franchi

Duilio Cambellotti

Cappella Franchi (Duilio Cambellotti) 

La cappella Franchi è decorata all’esterno, sul timpano, da un mosaico raffigurante il Redentore mentre all’interno, sopra l’altare, da una vetrata, legata a piombo, con la raffigurazione di un Angelo della morte. Entrambe le opere sono disegnate da Duilio Cambellotti (Roma 1876-1960). Dal 1893 al 1895 questi frequentò il liceo artistico industriale, sotto la guida di Alessandro Morani e di Raffaello Ojetti, specializzandosi in cesellatura in metallo. Si inserì presto nell'ambiente artistico romano di più aperta avanguardia e più profondamente impegnato nelle problematiche estetico-sociali. In armonia con tali interessi si dedicò alle arti applicate, subito qualificandosi come cartellonista pubblicitario, illustratore di libri, giornali e riviste e come esecutore di piccoli bronzi (il noto Gorgo del 1900), targhette, gioielli, vasi, lampadari in materiali diversi, presentati in parte alla Mostra amatori e cultori del 1905.
Nel 1901 fu tra i vincitori del concorso Alinari per illustrazioni della Divina Commedia, pubblicate nella edizione del 1902-03. Nel 1904 entrò a far parte del gruppo "i XXV della Campagna romana", fondato da P. Ferretti, producendo una serie di paesaggi.
Tra il 1905 e il 1908 fece le prime scenografie, preparando tra l'altro quelle per la Nave di D'Annunzio al Teatro Argentina. Dal 1913 divenne il principale scenografo degli spettacoli nel teatro greco di Siracusa, ideando fino al 1939 tutte le scene e i costumi, e molti manifesti, per le rappresentazioni classiche del Comitato (poi Istituto) del dramma antico. Nel 1928 aveva partecipato alla Biennale di Venezia, curando l'allestimento del palcoscenico per il teatro dell'Opera di Roma (il Nerone di Boito, con sue scenografie, inaugurava appunto, nel 1929, il teatro rinnovato).
Nel frattempo aveva avviato anche una collaborazione con il cinema, preparando scene e costumi per numerosi spettacoli importanti, tra cui Frate sole (1918), Gli ultimi giorni di Pompei (1926). Nel 1908 aveva ottenuto all'Accademia di Belle Arti di Roma la cattedra di ornato modellato che conservò per ventidue anni.Non trascurava parallelamente di produrre pitture e sculture autonome, con opere ispirate per lo più a temi sociali (come il polittico L'Altare, ammirato da Massimo Gorkij nel 1908) e a simbologie rurali e contadine. Infine, sviluppando gli interessi per i problemi dell'arredamento in connessione con l'architettura, nell'impegno di dar luogo ad abitazioni economiche ma esteticamente dignitose, pubblicava nella rivista La casa del 1908 una serie di progetti. Dal 1911 interveniva nell'impresa delle scuole dell'Agro romano, teorizzata e promossa da Angelo Celli, Giovanni Cena e Alessandro Marcucci, con decorazioni in gran parte perdute. Inoltre allestì, con Giacomo Balla, la mostra delle scuole dell'Agro tenutasi a Roma (Valle Giulia) nel 1911 nell'ambito delle manifestazioni per il cinquantenario dell'Unità. Nel 1912, con Bottazzi e Vittorio Grassi, organizzò la prima mostra della vetrata (il mezzo espressivo che gli sarebbe divenuto sempre più consueto); come disegnatore di vetri (che di solito realizzava per lui Cesare Picchiarini), oltre che di mobili e arredi, e come ideatore di vasi in terracotta e biccheri, partecipò alle mostre internazionali di arte decorativa a Monza.
La multiforme attività di Cambellotti rende arduo un giudizio complessivo sulla sua opera. Nelle pitture giovanili si avverte la libera utilizzazione della tecnica e del gusto divisionisti, mentre gli oggetti sono ispirati a un personale, secco liberty. La difficoltà a trovare un discorso espressivo che traduca direttamente il suo credo rivoluzionario e il suo sostanziale rifiuto – malgrado il precoce sodalizio con Balla e Boccioni - verso il linguaggio futurista, in rapida affermazione, contribuiscono a raggelarlo in una situazione espressiva senza sbocco, al margine di tutti i maggiori movimenti artistici.

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