Il monumento funebre della famiglia Promis, così come molti altri che si trovano sotto le arcate della II ampliazione, è una composizione scultorea il cui materiale principale è il marmo.
Possiamo distinguere due componenti figurative principali del monumento: un medaglione con mezzo busto e un sarcofago con il gisant.
Il mezzobusto dentro il medaglione ritrae Domenico Promis, in abiti eleganti e con un'espressione austera e seria. Il medaglione è incorniciato da una fascia circolare lavorata a tralcio vegetale.
Il gisant sopra il sarcofago in marmo grigio, invece, ritrae Carlo Promis il quale, avvolto in un ampio panneggio che lascia scoperte solo le mani e la testa, è steso su un sottile materasso e posa il capo su un cuscino.
Il medaglione e la presenza del sarcofago con il suo gisant richiamano la tradizione classica secondo cui queste rappresentazioni garantivano un ricordo perpetuo dei ritrattati.
L'esuberanza decorativa che manca nella semplicità e nell'austerità delle due sculture appena descritte si ritrova nell'ornamento delle lapidi. Due di esse sono incorniciate da corone d'alloro, mentre la terza è caratterizzata da un bordo scolpito a guarnizione floreale.
L'artista che si è occupato del monumento è lo scultore Pietro della Vedova (1831-1898). La sua formazione avviene tra Monaco e Torino e sarà allievo dello scultore Vincenzo Vela.
Si occuperà della produzione di busti e ritratti. Lavorerà per commissioni pubbliche e private, come quelle all'interno dei Cimiteri Monumentali di Torino e Milano.
(Testo e commento a cura della Dott.ssa Carlotta Mogoro - Torino)