Angelo Zanelli, scultore (San Felice del Benaco/BS 17 marzo 1879 - Roma 9 dicembre 1942)
Vecchio Reparto, Famedio (riquadro 5)
“Ave vita”, rilievo (Angelo Zanelli, 1908 ca.)
Il bassorilievo in bronzo, che decora l’alzata in travertino della lapide di Angelo Zanelli e della moglie pittrice Elisabetta Kaehlbrandt, raffigura al centro due figure accovacciate e affrontate simmetricamente sullo sfondo di un girotondo donatelliano di puttini. Si tratta di una variante della testata di un fregio eseguito per la tomba di un ricco committente americano, commissione del 1908 che non venne condotta a termine.
Angelo Zanelli, dopo una prima formazione come scalpellino e marmista a Salò e a Brescia, e la frequenza dell’Accademia di Belle Arti a Firenze, giunse a Roma nel 1904 in qualità di vincitore del pensionato artistico quadriennale. Eseguì in questo periodo il “monumento a Giuseppe Zanardelli” e il busto del liutaio Gaspare per la città di Salò. Nel 1909, vinse il concorso per il grande fregio dell’Altare della Patria che fu prima realizzato in gesso (1911) e poi sostituito con il definitivo altorilievo in botticino (1925), raffigurante “Il Trionfo del lavoro e il trionfo dell’amor patrio”. Il fregio, come anche il piccolo rilievo della sua tomba, si ispira all’antichità di Fidia e all’ellenismo, nonché al Rinascimento di Donatello e di Michelangelo, unitamente alla moderna tradizione dei linguaggi liberty e simbolista ormai al tramonto. Per il Vittoriano lo scultore bresciano realizzò anche la statua della “Dea Roma” che domina la tomba del Milite Ignoto. Il mito della mediterraneità espresso in forma monumentale nell’Altare della Patria divenne presto, ma con istanze e fini politici completamente estranei alla figura di Zanelli, uno dei principali riferimenti dell’arte di regime. L’artista realizzò numerose altre opere di grandi dimensioni: il “Monumento al Generale Artigas”, inaugurato a Montevideo nel 1923 e gli altorilievi che ornano il Campidoglio all’Avana, eseguiti su incarico del governo cubano (1928). Nel 1931, Zanelli eseguì anche la statua in bronzo dell’Ammiraglio Togo per la storica nave giapponese Misaka. Ottenne numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, tra i quali la cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
La tomba Zanelli venne concessa gratuitamente dal Comune di Roma nel 1951 e il progetto fu approvato due anni dopo dalla commissione artistica del Verano (Archivio cimiteriale di Roma). Il fregio della tomba venne riscoperto dalla famiglia nello studio dell’artista dopo la sua morte, insieme a molte altre opere poi donate allo Stato e oggi conservate nella Gipsoteca del Vittoriano.
La pittrice Elisabetta Kaehlbrandt (Riga, Lettonia 1880-Bergamo 1970), dopo una formazione internazionale (Pietroburgo, Monaco di Baviera, Parigi), giunse a Roma per un soggiorno di studio. Qui decise di rimanere dopo aver conosciuto Angelo Zanelli, che sposò nel 1909. La sua opera è caratterizzata da un respiro di risonanza europea in cui ai riferimenti francesi del postimpressionismo si uniscono le suggestioni italiane novecentiste, mai disgiunti da una vena paesistica espressa attraverso un vivace cromatismo. Espose nel 1920 alla XII biennale d’arte di Venezia e alla mostra di belle arti degli Amatori e Cultori a Roma. La pittrice mantenne sempre una propria autonomia stilistica rispetto all’attività del marito, anche se in qualche raro caso collaborò con lui, ad esempio disegnando alcuni cartoni per il colossale complesso scultoreo dell’Avana.