Circolare, riquadro 5
Tomba Tortima (Vito Pardo, 1911)
Il monumento sepolcrale è costituito dalla scultura bronzea di un angelo, emblema del dolore, abbandonato in lacrime su una roccia. L’autore Vito Pardo aderisce alla poetica e ai modi del Simbolismo, acquisiti durante il suo alunnato romano presso Giulio Monteverde. La sua precedente formazione era avvenuta all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Antonio Dal Zotto.
Fu autore di numerose opere funerarie, di busti-ritratto e, nella maturità, di importanti monumenti celebrativi, tra cui quello ai “Combattenti di Castelfidardo nelle Marche” (1912). Nella salita del Pincio a Roma sono presenti numerosi suoi busti, tra i quali Lomonaco (1914) e Albini (1923).
Lo scultore è sepolto nella tomba Pardo (Circolare, riquadro 5), caratterizzata da un suo gruppo marmoreo raffigurante la “Invocazione” (1922): una donna inginocchiata ai piedi della croce tende le braccia verso la figura di Cristo che si protende verso di lei per confortarla. L’artista eseguì per il Verano molte altre opere, tra cui si debbono citare: il monumento per la famiglia Sinigaglia con il bellissimo gruppo scultoreo costituito dal “Pensiero dell’infinito” e dal “Dolore confortato dalla fede”; la tomba Traversa (Pincetto Nuovo, riquadro 81); il bassorilievo sulla porta della cappella Manzi (Circolare, riquadro 3) e infine le tombe Telfener e Kellner non più in situ (già nel Quadriportico e nel reparto israelitico).