Tomba Tommaso Minardi

Tomba Tommaso Minardi

Tommaso Minardi, pittore (Faenza, 4 dicembre 1787 – Roma 12 gennaio 1871)
    
Quadriportico, braccio destro, arcata d'angolo verso ingresso
“Ritratto di Tommaso Minardi”, scultura (Luigi Fontana, Monte San Pietrangeli/AP 1827-Roma 1908); “Geometria e Dialettica”, dipinti murali (Cesare Mariani, Roma 1826-1901); “Giotto, Raffaello, Leonardo e Michelangelo”, dipinti murali (Adriano Ferraresi, Roma 1851-1892)


A un anno dalla morte di Tommaso Minardi, uno dei pittori italiani più importanti del XIX secolo, l’area del monumento a lui dedicato venne concessa gratuitamente dal Comune e doveva occupare in origine ben due arcate del Quadriportico. Fu istituita, allo scopo di erigere la tomba, una commissione presieduta dal pittore Nicola Consoni. La scultura fu inaugurata il 15 giugno 1876 al cospetto delle autorità artistiche e comunali. La statua, eseguita con intento realistico utilizzando la maschera funeraria del defunto, raffigura l’artista in abiti contemporanei. Luigi Fontana, autore del monumento, fu artista eclettico (scultore, pittore e incisore), anche autore di numerosi dipinti murali eseguiti per le chiese romane. Studiò a Macerata e divenne poi allievo di Minardi all’Accademia di San Luca a Roma. Al Verano appartiene al Fontana anche la scultura raffigurante la “Speranza” del monumento Gendre ora Segre-Melzi (Quadriportico, braccio sinistro, arcata d'angolo verso chiesa).
L’affetto e la riconoscenza che gli allievi vollero mostrare al maestro Tommaso Minardi è testimoniata anche dalla decorazione pittorica delle lunette e dei sottarchi delle due arcate in cui è collocato il monumento. Le lunette, ideate da Annibale Angelini, furono concepite come una sorta di rappresentazione di attributi relativi alla personalità del maestro e alle attività da lui svolte. Sui due sottarchi laterali vennero eseguite da Cesare Mariani “La Geometria e la Dialettica”, mentre i quattro tondi laterali raffiguranti i modelli figurativi della pittura purista (Giotto, Raffaello, Leonardo e Michelangelo) furono realizzati da Antonio Ferraresi su disegno di Nicola Consoni. Parte della decorazione che doveva occupare le vele della crociera è invece scomparsa. Raffigurava in origine “La Religione e la Filosofia” di Guglielmo de Sanctis e “L’Arte e la Poesia” di Paolo Mei. Nelle quattro nicchie erano infine presenti altrettanti candelabri funerari eseguiti dalla fonderia Fumaroli su disegno di Angelini, oggi non più in loco.

Tommaso Minardi fu tra i pittori più rappresentativi del panorama artistico romano. Oltre che per la produzione figurativa, principalmente nel campo della grafica, l’artista rivestì un ruolo di spicco per l’attività teorica e gli scritti. È in gran parte grazie a Minardi, infatti, che nella prima metà dell’Ottocento, intorno agli anni trenta, si affermò a Roma la pittura purista. Questa corrente prevalse su quella neoclassica e dettò lo stile delle numerose imprese figurative realizzate durante il pontificato di Pio IX. Il purismo, movimento artistico di stampo romantico, mise in primo piano l’espressione del sentimento religioso, riconosciuto nel linguaggio figurativo chiaro ed essenziale dei pittori primitivi, da Giotto agli artisti di primo Rinascimento. Le posizioni teoriche sostenute da Minardi trovarono diffusione attraverso l’attività di insegnamento che l’artista svolse presso l’Accademia di San Luca e nel suo studio, dove formò una folta schiera di pittori che interpretarono nelle loro opere i principi del maestro. Tra i dipinti dell’artista si possono ricordare a Firenze “Autoritratto nella soffitta” (Uffizi, post 1813); a Roma nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna “Omero cieco in casa del pastore Glauco” (1814) e la “Madonna del Rosario” (1840), in Sant’Andrea al Quirinale la “Apparizione della Vergine a san Stanislao Kostka” (1825) e nel palazzo del Quirinale la “Propagazione del Cristianesimo” (1864). Sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Misericordia, alla fine del Quadriportico, è conservato un dipinto tardo di Minardi (1861), raffigurante la “Madonna col Bambino, san Lorenzo e le anime del purgatorio”, in cui è evidente il richiamo a Raffaello.
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