Tomba Antonio Sarti
Antonio Sarti, architetto (Budrio/BO 18 ottobre 1797 – Roma 24 settembre 1880)
Pincetto Nuovo, riquadro 43
La tomba di Antonio Sarti è una delle prime concessioni gratuite che la Municipalità di Roma concesse, all’interno del cimitero del Campo Verano, alle personalità illustri della propria città. La sepoltura è costituita da un sepolcro orizzontale in marmo bianco con una croce liscia scolpita a rilievo, circondato da una semplice recinzione in pilastrini e tondini di ferro. Alla testa del sepolcro è posizionata una stele coronata da una tozza colonna dorica scanalata; sul capitello è posto il busto scolpito che ritrae il defunto. La complessa struttura che sostiene il ritratto dell’architetto ha, come uniche decorazioni non architettoniche, il simbolo funerario delle palmette e, sulla parte posteriore, due corone di alloro in terracotta appese agli acroteri. Sulla stele, sotto il nome dell’architetto, pittore e incisore Antonio Sarti da Budrio, è incisa una rappresentazione degli strumenti del mestiere.
Antonio Sarti è noto soprattutto per aver donato nel 1877, al Comune di Roma, la propria preziosa raccolta di libri, testimonianza dei suoi molteplici interessi artistici e della sua passione per la ricerca. Il corpus dei volumi, affidato dall’architetto all’Accademia di San Luca, di cui fu anche presidente, comprende testi a stampa e manoscritti riguardanti l’arte, l’architettura, l’archeologia, le vite di uomini illustri, la storia italiana e un prezioso album di incisioni con gli interni di diverse basiliche romane.
Come architetto, Sarti fu artefice del completamento, rigidamente neoclassico, della facciata posteriore di Palazzo Grazioli, fra il 1863 e il 1874.
Realizzò, inoltre, negli anni 1840-43, per volontà di Alessandro Torlonia, l’altare maggiore della chiesa del Gesù, sempre in forme neoclassiche, reputate più adatte allo spirito della pianta cinquecentesca di quanto non lo fossero le stupefacenti decorazioni barocche. Nella realizzazione di quest’opera, Antonio Sarti fece un uso abbondante di marmi rari e pregiati, riutilizzando anche quattro colonne di giallo antico presenti nel vecchio altare.
Nel 1842 l’architetto si occupò dei lavori di abbellimento di Palazzo Munez-Torlonia a via dei Condotti, in cui installò anche la fontana-sarcofago con trabeazione, demolendo parte degli edifici circostanti; nonché dei lavori di completamento - insieme a Pietro Camporese - del Palazzo degli Stabilimenti Spagnoli (1848-62), dopo l’unificazione delle due chiese spagnole a Roma, San Giacomo degli Spagnoli e Santa Maria di Monserrato.
La sua opera più importante, nella Capitale, fu però senza dubbio la costruzione, nel 1865, della nuova manifattura dei tabacchi, in piazza Mastai, voluta da papa Pio IX. L’edificio, che doveva essere in grado di ospitare tutte le fasi della lavorazione, fu realizzato in forme neoclassiche dall’architetto, che impostò una facciata con timpano, otto semicolonne e basamento a bugnato, ma non trovò l’approvazione del papa committente, che criticò, ad esempio, le dimensioni della porta di ingresso, giudicata troppo piccola rispetto al resto. Antonio Sarti è anche autore della fontana che si trova al centro della piazza, realizzata, invece, su progetto dell’architetto Andrea Busiri-Vici nel 1863.
Antonio Sarti, architetto (Budrio/BO 18 ottobre 1797 – Roma 24 settembre 1880)
Pincetto Nuovo, riquadro 43
La tomba di Antonio Sarti è una delle prime concessioni gratuite che la Municipalità di Roma concesse, all’interno del cimitero del Campo Verano, alle personalità illustri della propria città. La sepoltura è costituita da un sepolcro orizzontale in marmo bianco con una croce liscia scolpita a rilievo, circondato da una semplice recinzione in pilastrini e tondini di ferro. Alla testa del sepolcro è posizionata una stele coronata da una tozza colonna dorica scanalata; sul capitello è posto il busto scolpito che ritrae il defunto. La complessa struttura che sostiene il ritratto dell’architetto ha, come uniche decorazioni non architettoniche, il simbolo funerario delle palmette e, sulla parte posteriore, due corone di alloro in terracotta appese agli acroteri. Sulla stele, sotto il nome dell’architetto, pittore e incisore Antonio Sarti da Budrio, è incisa una rappresentazione degli strumenti del mestiere.
Antonio Sarti è noto soprattutto per aver donato nel 1877, al Comune di Roma, la propria preziosa raccolta di libri, testimonianza dei suoi molteplici interessi artistici e della sua passione per la ricerca. Il corpus dei volumi, affidato dall’architetto all’Accademia di San Luca, di cui fu anche presidente, comprende testi a stampa e manoscritti riguardanti l’arte, l’architettura, l’archeologia, le vite di uomini illustri, la storia italiana e un prezioso album di incisioni con gli interni di diverse basiliche romane.
Come architetto, Sarti fu artefice del completamento, rigidamente neoclassico, della facciata posteriore di Palazzo Grazioli, fra il 1863 e il 1874.
Realizzò, inoltre, negli anni 1840-43, per volontà di Alessandro Torlonia, l’altare maggiore della chiesa del Gesù, sempre in forme neoclassiche, reputate più adatte allo spirito della pianta cinquecentesca di quanto non lo fossero le stupefacenti decorazioni barocche. Nella realizzazione di quest’opera, Antonio Sarti fece un uso abbondante di marmi rari e pregiati, riutilizzando anche quattro colonne di giallo antico presenti nel vecchio altare.
Nel 1842 l’architetto si occupò dei lavori di abbellimento di Palazzo Munez-Torlonia a via dei Condotti, in cui installò anche la fontana-sarcofago con trabeazione, demolendo parte degli edifici circostanti; nonché dei lavori di completamento - insieme a Pietro Camporese - del Palazzo degli Stabilimenti Spagnoli (1848-62), dopo l’unificazione delle due chiese spagnole a Roma, San Giacomo degli Spagnoli e Santa Maria di Monserrato.
La sua opera più importante, nella Capitale, fu però senza dubbio la costruzione, nel 1865, della nuova manifattura dei tabacchi, in piazza Mastai, voluta da papa Pio IX. L’edificio, che doveva essere in grado di ospitare tutte le fasi della lavorazione, fu realizzato in forme neoclassiche dall’architetto, che impostò una facciata con timpano, otto semicolonne e basamento a bugnato, ma non trovò l’approvazione del papa committente, che criticò, ad esempio, le dimensioni della porta di ingresso, giudicata troppo piccola rispetto al resto. Antonio Sarti è anche autore della fontana che si trova al centro della piazza, realizzata, invece, su progetto dell’architetto Andrea Busiri-Vici nel 1863.
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