Monumento ai marinai del Sebastiano Veniero

Monumento ai marinai del Sebastiano Veniero

Publio Morbiducci, scultore (Roma 28 agosto 1889 – 31 marzo 1963)

Famedio militare, riquadro 83 bis

“Monumento al Marinaio”, scultura (Publio Morbiducci, 1930)

Il Monumento ai caduti del sommergibile Veniero, più noto ai romani come il Monumento al Marinaio, è dedicato ai «marinai d’Italia caduti in tutte le guerre e per servizio», come riporta la targa vicina posta in epoca successiva; ricorda in particolare gli uomini del sommergibile Sebastiano Veniero, naufragato nell’agosto del 1925 vicino a capo Passero, nel mare di Siracusa, per via di un tragico incidente verificatosi durante un’esercitazione militare. Il mezzo non fu ritrovato; solo dopo oltre settanta anni, durante un’immersione lo sportivo Enzo Majorca individuò i resti del Veniero. Cinquantaquattro uomini, ufficiali e marinai, morirono in condizioni atroci all’interno del sottomarino. Al primo concorso bandito nel 1925, nessun bozzetto presentato venne giudicato meritevole, a causa dell’interpretazione del tema che tutti gli artisti riconducevano all’espressione del dolore. La richiesta della commissione di un maggiore accento sull’eroismo dei martiri portò a un secondo concorso nel 1928, questa volta vinto da Morbiducci, il quale realizzò la statua bronzea del marinaio su una base in travertino, la cui forma ricorda quella di un sommergibile. Seppur muscoloso e dal piglio volitivo, il marinaio è ritratto in uno stile realistico che ne esalta soprattutto il carattere di lavoratore e uomo del popolo.
Morbiducci nacque da una famiglia di tradizione artigiana: il padre, Luigi, era operaio meccanico, mentre la madre lavorava in una tipografia. Vista la sua inclinazione per il disegno, seguì i corsi della scuola annessa al Museo Artistico Industriale, per completare poi la sua formazione con Duilio Cambellotti e con Angelo Zanelli, col quale collaborò tra l’altro all’esecuzione del fregio per l’Altare della Patria. Per un breve periodo si dedicò anche alla pittura, ma proseguì la sua ricerca nell’ambito della scultura e nell’arte della medaglia e della xilografia. Risale al 1917 il suo primo monumento romano, il busto di Fabio Filzi al Pincio. Morbiducci ricevette molte altre importanti commissioni pubbliche, tra cui il Monumento al bersagliere di Porta Pia (1931), il Discobolo in riposo del Foro Italico (1938), il bassorilievo con la Storia di Roma attraverso le opere edilizie nel palazzo degli Uffici (1939) e, sempre all’EUR, i Dioscuri per il palazzo della Civiltà del Lavoro (1940). Questi ultimi, semidistrutti dai bombardamenti, furono terminati da Morbiducci nel 1956. Gli anni del dopoguerra videro l’artista dedicarsi soprattutto all’arte sacra, sempre attraverso medaglie e sculture, tra le quali si ricorda il gruppo del Battesimo di Cristo conservato presso i Musei Vaticani d’arte contemporanea (1952).
Per il cimitero monumentale romano, oltre il “Monumento ai caduti del sommergibile Sebastiano Veniero”, Morbiducci eseguì la “Madonna addolorata” per la tomba Giuliani e “l’Angelo del Giudizio” per la cappella Ciraolo (1955). Anche a Prima Porta è presente una sua opera: la statua di “David” nella tomba Corcos (1939). Morbiducci morì a Roma ed è sepolto al Verano.

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