Umberto Bottazzi, pittore, architetto, illustratore (Roma 1865-1932); Cesare Picchiarini, maestro vetraio (Roma 1871 – Roma 1943)
Piazzale Circolare, riquadro 3
"Edicola Calosi" (Umberto Bottazzi)
"Croce", vetrata (Cesare Picchiarini)
L’edicola, decorata da una vetrata di Cesare Picchiarini, è opera di Umberto Bottazzi. Lo stile neo-medievale della struttura è integrato dal linguaggio modernista della decorazione incisa sulle pareti laterali, con il motivo dei teschi e dei girasoli alternati. La sintesi armonica delle due matrici trova il suo fulcro nella tecnica ad assemblaggio della vetrata. All’inizio del secolo e in un contesto extra-accademico di rinnovamento del linguaggio artistico, il mosaico di taches di vetro legato a piombo divenne infatti un appropriato strumento espressivo. L’antica sapienza artigianale, caduta in disuso nel corso del Quattrocento e sostituita dalla vetrata “dipinta a gran fuoco”, veniva recuperata perchè funzionale alla traduzione del segno contemporaneo, sintetizzando emblematicamente la tecnica medievale e lo stile modernista.
Questi temi appartengono al filo conduttore del pensiero e della produzione di Umberto Bottazzi, poliedrica figura di architetto, pittore, incisore, ceramista, decoratore e illustratore. Dopo un breve periodo di frequentazione presso la Scuola del Nudo di Roma, Bottazzi si forma prevalentemente come autodidatta.
Nel 1908, con Cambellotti, Grassi, Menasei e Marcucci, è tra i fondatori della rivista di architettura «La Casa», che evidenzia un’adesione ai linguaggi del Simbolismo e del Liberty. Maggiore impresa del gruppo di lavoro, riunito intorno alla rivista, fu la realizzazione del villino di Lungotevere Prati, su progetto di Umberto Bottazzi e Vittorio Grassi, per il concorso La Casa moderna, indetto nel 1911 in occasione delle feste del Cinquantenario dell’unità d’Italia. Distrutto in seguito alle trasformazioni del quartiere Prati, il villino presentava una struttura marcatamente neo-medievale, con l’impiego esteso di laterizi, anche per motivi decorativi, al posto del travertino e della pietra. La vetrata policroma veniva inserita nel villino come cifra qualificante - in senso pittorico - dei diversi ambienti, secondo una poetica modernista prossima a quella della Secessione di Vienna.
Bottazzi lavorò molto con il vetro: nel 1912 realizza, in collaborazione con l’artigiano Cesare Picchiarini, il grande velario opalescente per l’hotel romano Old England e negli anni seguenti prosegue a creare velari per l’appartamento del re al Quirinale (in avorio, argento e grigio) e per il principe Carrega e vetrate come quella per Villa Feltrinelli in via Po a Roma. Le sue vetrate più famose furono presentate durante le due mostre della Vetrata Artistica di Roma; nel 1912 presentò “Vescovo orante”, “I pavoni” e “Madonna con Bambino” e nel 1921 presentò “I tulipani”, “I cigni” e “Farfalle”, tre vetrate d’ispirazione modernista.
Come illustratore collabora alle riviste «Emporium» (1899), «Fantasio» (1902), «Novissima» (1909-1910), e «La Grande Illustrazione» di Basilio Cascella (1914), favorendo il repertorio iconografico legato al mondo del medioevo e all’oriente.
Firmò inoltre, con lo pseudonimo di “Hubertus” piatti e vasellame - come ceramista collaborò per la manifattura Ginori - e progettò pannelli dipinti per mobili, arazzi, ricami, tessere e manifesti per enti pubblici.
Fino agli ultimi anni della sua vita fu uno studioso delle vicende e della storia urbanistica di Roma, pubblicando su “Capitolium”, organo del Governatorato, che nel 1933 presentò una raccolta delle sue opere.
Cesare Picchiarini è fedele collaboratore dell’equipe “La Casa” e realizza le vetrate per il villino realizzato su Lungotevere Prati, al concorso del 1911.
La sua formazione ha inizio presso la vetreria del padre Sisto, in via Pozzo delle Cornacchie, che il figlio trasformerà nel più importante luogo di produzione di vetrate artistiche della Capitale. Nel 1903 vince il concorso per la fornitura per le vetrate della Sinagoga di Roma e inizia ad insegnare nella sua officina “l’arte di fare vetrate”.
Ottiene importanti commissioni tra le quali le vetrate per il Tempio Valdese di Piazza Cavour e le quattordici vetrate con simboli sacri per la Chiesa Metodista di Via Firenze, su disegni di Paolo Paschetto.
Dal 1914 al 1920 realizza, dai cartoni di Cambellotti e Paschetto, le vetrate per la Casina delle Civette. Lavora alle vetrate del Fumoir e presumibilmente a quelle nella Stanza dei Trifogli, della Sala da Pranzo, del Bagno degli Ospiti e della Stanza delle Rondini.
Nel 1924, inaugura la Scuola della Vetrata Artistica che dirige fino al 1928, anno in cui iniziano i problemi di salute che lo portano, alla fine del 1929, ad abbandonare l’attività e a cedere il Laboratorio a Giuliani. Il suo libro di ricordi, “Tra Vetri e Diamanti”, pubblicato nel 1935, è una preziosa testimonianza per la storia della vetrata.
Numerose sono le vetrate con croci, realizzate per cappelle ed edicole al Verano (Edicola Tiraborelli, Cappella Franchi, Cappella Hannau, Cappella Peschiera, Cappella Calderai)