Cappella Macchi

Cappella Macchi

Vincenzo Fasolo, architetto (Spalato/Croazia 5 luglio 1885 – Roma, 6 novembre 1969)
Altopiano Pincetto, riquadro 57

Cappella Macchi (post 1907)

La Cappella Macchi è una costruzione di aspetto massiccio, in peperino grigio, costituita dalla sovrapposizione di due corpi a pianta quadrata, leggermente rastremati verso l’alto. La parte inferiore, poggiata attraverso un incastro di volumi su un basamento leggermente aggettante, è decorata, sui quattro lati, da corpi sporgenti che richiamano, nella forma, i sarcofagi romani. Sulla superficie di questi, però, è riportato il motivo costruttivo della trabeazione dorica, con metope lisce, triglifi e fregio a dentelli. Il corpo superiore presenta quattro specchiature lisce, presumibilmente in marmo africano, coronate da festoni scolpiti nel peperino. La copertura, su cornice piuttosto aggettante, mostra quattro timpani con acroteri angolari scolpiti con un motivo cruciforme. Le citazioni stilistiche dall’antichità, riferibili, secondo il gusto dell’eclettismo, a diversi periodi storici, si arricchiscono di interpretazioni moderne, come il gioco dei volumi per l’incastro dei due corpi di fabbrica, o la deviazione dalla verticale degli alzati che alternano aggetti e rientranze.

Vincenzo Fasolo, autore della cappella e sepolto al Verano al riquadro 80 del Pincetto Nuovo, convinto sostenitore della necessità di una doppia formazione, scientifica e umanistica, indispensabile per gestire la complessità di temi relativi al futuro delle città e delle opere architettoniche, fu tra i fondatori della facoltà di architettura, di cui divenne anche preside.
La sua attività come architetto, a Roma, è legata soprattutto alla trasformazione della Capanna Svizzera di Alessandro Torlonia nella celebre Casina delle Civette (1916-19), oggi aperta di nuovo al pubblico dopo lunghissimi restauri. Lo stile liberty utilizzato da Fasolo per la costruzione delle strutture del lato sud è in sintonia con gli innumerevoli elementi decorativi, anche di grande pregio artistico, che si trovano all’interno dell’edificio.
Sempre nella capitale, Fasolo utilizzò un linguaggio derivato dal Barocco per l’edificio del Liceo Terenzio Mamiani, realizzato nel 1922, mentre ad Ostia si servì di un lessico ispirato alla classicità per il Palazzo del Governatorato (1924-26), impiegando travertino e tufo e decorando la torre con altorilievi realizzati con un impasto di polvere di travertino.
Dopo la sistemazione monumentale degli argini del Tevere in prossimità dell’antico porto di Ripa Grande, sull’attuale Lungotevere Aventino (1926), nello stesso quartiere l’architetto costruì la Caserma dei Vigili del Fuoco di via Marmorata (1928-30), eclettica combinazione di stili e di funzioni con la facciata curva e un’alta torre, tutto rivestito con un bugnato rustico di tufo.
Nelle opere monumentali per la sistemazione dell’area del Foro Italico, Fasolo intervenne con la progettazione del Ponte Duca d’Aosta, in asse con il Viale e ideale prolungamento di questo fino all’altro lato del Tevere.
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