Cappella Levi

Cappella Levi

Pietro Canonica, scultore (Moncalieri/TO 1 marzo 1869 – Roma 8 giugno 1959)

Vecchio Reparto, riquadro 51


Cappella Levi (Pietro Canonica, 1924-5)


La cappella Levi fu commissionata a Pietro Canonica da Isaia Levi (1863-1949), un ricco industriale tessile che aderì al fascismo fin dai primi anni venti e che si convertì al cattolicesimo dopo l’edificazione del monumento funebre. Questi si distinse per le sue attività filantropiche (restaurò a sue spese palazzo Madama) e fu eletto senatore nel 1933. La cappella venne edificata tra il 1924 e il 1925 per il cimitero israelitico di Torino, come ricorda l’articolo di una rivista dell’epoca (Lo scultore e il marmo, 1924). Dopo il 1942, su istanza di Isaia Levi, il manufatto fu smontato e ricostruito a Roma. La sfarzosa eleganza del monumento sepolcrale dipende più che dall’architettura neorinascimentale e classicista dalla ricca decorazione plastica con ampio uso dell’intarsio a pasta scura, che simula una pietra nera.
Pietro Canonica, raffinato scultore (ma anche musicista, architetto e pittore), fu uno degli artisti più ricercati dalla buona società di inizio secolo. Nato a Moncalieri, dimostrò un talento precocissimo: nel 1881 entrò all’Accademia Albertina di Torino, dove seguì i corsi di Odoardo Tabacchi. Di questa frequentazione accademica risentono le sue prime opere, ispirate alla tradizione verista del maestro e di Vincenzo Vela. Pochi anni dopo, nel 1884, collaborò con Tabacchi nell’esecuzione della tomba Sineo a Torino. Nel 1886, Canonica ottenne i primi riconoscimenti con la “Orfanella” (cimitero di Mondovì, tomba Bongiovanni) e con la scultura “Dopo il voto” (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) che, replicata in marmo, ottenne la medaglia d’oro al Salon parigino del 1893. Riscosse crescente successo nelle principali esposizioni italiane ed estere. Nel 1893 prese parte alla commissione per la realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele II, per il quale eseguì la “Fontana del Tirreno” a destra della scalinata (1908). Opera di Canonica è anche un inusuale “Monumento al Mulo” per villa Borghese. Il suo stile, formatosi sulle correnti realiste, non fu esente da profondi richiami al Rinascimento toscano, soprattutto ai Della Robbia e a Desiderio da Settignano, esempi che assecondavano la naturale inclinazione dello scultore a una perfezione delicata ed elegante. Con l’inizio del nuovo secolo, si moltiplicarono le commissioni: Canonica divenne ritrattista dei circoli mondani e aristocratici europei (tra gli altri, nel 1903, della casa reale inglese) ed eseguì monumenti funebri (trentacinque per la sola città di Torino) o commemorativi, molti dei quali per la Russia zarista. Crebbero nel contempo i riconoscimenti pubblici: fu professore e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma e ottenne, nel 1910, la cattedra all’Accademia di Venezia. Negli ultimi quaranta anni di attività, Canonica ottenne commissioni illustri in Italia (monumenti a Benedetto XV, del 1928, e a Giovanni Bosco, del 1936, nella basilica di San Pietro) e all’estero (monumenti commemorativi in Turchia, Egitto, Persia, Argentina). Dopo l’ultima guerra, realizzò soprattutto opere di carattere religioso, tra cui le porte per l’abbazia di Montecassino. Nel 1950, fu nominato senatore a vita per meriti artistici. Morendo, nel 1959, lasciò a Roma, nel museo Canonica a villa Borghese, la più completa raccolta esistente delle sue opere, tra le quali si ricorda il suggestivo gruppo scultoreo intitolato “Abisso”.

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