Viale delle Cappelle, riquadro 15
Cappella Giustiniani Bandini (Alessandro Morani, 1898)
La Cappella fu commissionata da Sigismondo Giustiniani Bandini (Abbadia di Fiastra 1818-Roma 1908), esponente di spicco della nobile famiglia genovese. Fu volontario del battaglione maceratese in sostegno dell’insurrezione veneta contro l’Austria nel 1848. Uomo ricco e potente, in stretti rapporti con l’aristocrazia inglese, Sigismondo promosse l’Unione Romana per le elezioni amministrative, appoggiando i cattolici moderati. Più volte consigliere comunale e provinciale, ricoprì incarichi di rilievo nel mondo economico-finanziario: dal 1836 direttore della Cassa di Risparmio, fu tra i fondatori del Banco di Roma. Presidente della Società Acqua Marcia, acquisì numerosi palazzi storici romani tra cui palazzo Altieri, palazzo Mignanelli e soprattutto palazzo Vidoni Caffarelli a Corso Vittorio Emanuele II, divenuta residenza di famiglia. I debiti di gioco del primogenito costrinsero il principe alla vendita di gran parte del patrimonio accumulato, compreso il palazzo di famiglia nel 1903.
Nella Cappella Giustiniani Bandini, la decorazione pittorica a mosaico si integra nella struttura della cappella-sarcofago componendo nelle arcate le figure di angeli dal lessico modernista e dalla cadenza preraffaellita. Sia la tecnica polimaterica, con tessere e ghiaia per movimentare i fondi e staccarli dalle figure, sia la disposizione grafica delle tessere per marcare i profili e sottolineare il disegno rimandano alle ricerche moderniste e antiaccademiche, lontane tanto dalla ripetizione più o meno filologica di modelli antichi; quanto dall’annullamento della materia raggiunto nel mosaico minuto, a tessere finissime, prodotto dallo Studio Vaticano del Musaico (fondato nel 1727).
Il poliedrico artista Alessandro Morani (Roma 1859-1941) ebbe una formazione culturale fuori della norma. Formatosi alla bottega dello scultore Giovan Battista Lombardi, dal 1877 seguì i corsi dell’Accademia di Belle Arti e si inserì in un circolo di artisti che, oltre a studiare dal vero la natura, si rivolgevano alle istanze preraffaellite, incentrate sul recupero dell’arte del Quattrocento. Questo indirizzo, promosso a Roma dal pittore Nino Costa, confluì nella società In arte libertas, fondata da Morani e Ricci nel 1886, che, con numerose esposizioni, intendeva aprire il chiuso ambiente romano alle tendenze artistiche internazionali e antiaccademiche. Proprio in quegli anni si delinearono i due principali filoni dell’attività di Morani: quello legato alla pittura di paesaggio dal vero e quello impegnato nella decorazione architettonica. Grazie al suo specifico interesse per l’arte applicata all’architettura, ottenne nel 1894 la cattedra di Composizione decorativa pittorica al Museo artistico industriale. All’insegnamento Morani affiancò l’attività di decoratore, valendosi della collaborazione dell’allievo Adolfo De Carolis, con il quale eseguì a Roma le parti decorative di villa Blanc (1895-1897) e del villino Manzi (1900).
Nell’ambito del recupero della cultura figurativa del primo Rinascimento si collocano inoltre i suoi interventi di restauro. Si ricorda, in particolare, quello eseguito, tra il 1895 e il 1897, sugli affreschi di Pinturicchio nell’appartamento Borgia in Vaticano. Alle Sibille del Pinturicchio è ispirata la decorazione con teste femminili e motivi floreali che nello stesso anno egli dipinse in un soffitto di Palazzo Vidoni, proprietà di Sigismondo Giustiniani Bandini.