Cappella Calderai

Cappella Calderai

Pietro Piraino, scultore (Casteldaccia/PA 2 maggio 1878 – Roma 30 settembre 1950); Cesare Picchiarini, maestro vetraio (Roma 1871 – Roma 1943)

Piazzale Circolare, Riquadro 1

"Operaio", "Figura allegorica", scultura  (Pietro Piraino)

"Rose", vetrata (Cesare Picchiarini)


La cappella è disegnata e scolpita da Pietro Piraino su temi relativi al lavoro e alla costruzione che richiamano l’attività del committente Ugo Calderai, ingegnere e costruttore. Ai rilievi marmorei dei fronti laterali si affiancano sul fronte principale intorno al portale due grandi statue bronzee, di un uomo e una donna. Il primo è raffigurato nei panni di un lavoratore con un lessico realista, mentre la figura femminile, più allegorica, denuncia una matrice ancora simbolista.
Lo scultore Pietro Piraino si formò all’Accademia di belle arti di Palermo, sotto la guida di Vincenzo Ragusa, trasferendosi poi a Roma nel 1899. Fra le sue opere, si ricordano due monumenti ai caduti del 1922 per le città di Palombara Sabina e Capena. Oltre alla Cappella Calderai per il Verano, realizzò nella capitale monumenti commemorativi per il Museo storico dei bersaglieri e per il Museo storico dei granatieri di Sardegna, un busto di Salvatore Greco dei Chiaramonte nella passeggiata del Pincio e uno di Alessandro Calandrelli alla passeggiata del Gianicolo.
La Cappella Calderai sviluppa anche il tema floreale delle rose che decorano il bel portale in ferro battuto e sono raffigurate nella raffinata vetrata, legata a piombo, opera di Cesare Picchiarini, maestro vetraio e decoratore.
La formazione di Cesare ha inizio presso la vetreria del padre Sisto, in via Pozzo delle Cornacchie, che il figlio trasformerà nel più importante luogo di produzione di vetrate artistiche della Capitale. Nel 1903 vince il concorso per la fornitura per le vetrate della Sinagoga di Roma e inizia ad insegnare nella sua officina “l’arte di fare vetrate”. Nel 1911, in occasione del concorso La casa moderna, per il cinquantenario dell’unità d’Italia, realizza le vetrate per il villino realizzato dall’equipe “La Casa”, su Lungotevere Prati (andato distrutto), su disegni di Umberto Bottazzi e di Vittorio Grassi. Ottiene importanti commissioni tra le quali le vetrate per il Tempio Valdese di Piazza Cavour e le quattordici vetrate con simboli sacri per la Chiesa Metodista di Via Firenze, su disegni di Paolo Paschetto.
Dal 1914 al 1920 realizza, dai cartoni di Cambellotti e Paschetto, le vetrate per la Casina delle Civette. Lavora alle vetrate del Fumoir e presumibilmente a quelle nella Stanza dei Trifogli, della Sala da Pranzo, del Bagno degli Ospiti e della Stanza delle Rondini.
Nel 1924, inaugura la Scuola della Vetrata Artistica che dirige fino al 1928, anno in cui iniziano i problemi di salute che lo portano, alla fine del 1929, ad abbandonare l’attività e a cedere il Laboratorio a Giuliani. Il suo libro di ricordi, “Tra Vetri e Diamanti”, pubblicato nel 1935, è una preziosa testimonianza per la storia della vetrata.
Numerose sono le vetrate con croci, realizzate per cappelle ed edicole al Verano (Edicola Calosi, Edicola Tiraborelli, Cappella Franchi, Cappella Hannau, Cappella Peschiera)

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