Tito Gobbi
Baritono, regista, attore (Bassano del Grappa, 24 ottobre 1913 - Roma, 5 marzo 1984)
Zona Ampliamento, Riquadro 120
Fu baritono, didatta, attore cinematografico e regista d’opera. La povertà di mezzi non facilitò la sua formazione fino a quando nel 1935 il grande direttore d'orchestra G. Marinuzzi gli procurò una borsa di studio presso il teatro alla Scala di Milano. Nel giugno 1936 partecipò a Vienna a un concorso di canto,vincendolo e l’anno seguente arrivò la grande occasione con il ruolo di Germont ne La traviata di Verdi al teatro Adriano di Roma, direttore A. Votto. Il successo riportato gli valse una scrittura al teatro dell'Opera di Roma, dove esordì lo stesso anno con il ruolo di Lelio ne Le donne curiose di Wolf-Ferrari. Nel 1938 fu particolarmente apprezzato nel ruolo di Marcello ne La bohème di Puccini, accanto a Maria Caniglia e G. Lauri Volpi. Nel 1939 cantò in Madama Butterfly di Puccini, ne Il finto Arlecchino di G.F. Malipiero, e in una memorabile Carmen di G. Bizet con Gabriella Besanzoni.
Diede quindi inizio a un'intensa carriera anche in teatri di provincia, affrontando ruoli tra i più disparati: al teatro Flavio Vespasiano di Rieti esordì anche nel ruolo di Scarpia nella Tosca, personaggio da lui interpretato oltre 900 volte. Da questo momento approfondì l'interpretazione dei personaggi dedicando grande cura ai costumi, che volle sempre storicamente attendibili, al pari del trucco, sempre adeguato alla psicologia del personaggio. Nel 1940, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò in tournée a Berlino, apparendo in un ruolo secondario alla Staatsoper nel Falstaff di Verdi, accanto a M. Stabile e alla Caniglia. Il 3 novembre 1942 affrontò il ruolo di Wozzeck nell'omonima opera di A. Berg, nella prima italiana all'Opera di Roma sotto la direzione di Serafin, ottenendo un grandissimo successo. Non meno intensa fu la sua attività presso il teatro alla Scala di Milano, ove, tra il 1941 e il 1943, apparve in Fedora di U. Giordano (direttore F. Ghione, 29 marzo 1941), L'elisir d'amore (dir. G. Marinuzzi, 13 aprile 1942) e Falstaff (dir. V. De Sabata, 26 dicembre 1942). Nella stagione 1948-49 fu interprete acclamatissimo all'Opera di Roma nel Simon Boccanegra; nel 1950, con il complesso della Scala, si recò in tournée in Inghilterra per recite de L'elisir d'amore e Falstaff; quindi fu invitato a Salisburgo per un Don Giovanni diretto da W. Furtwängler, con una straordinaria compagnia di canto di cui facevano parte IrmgardSeefried, Elisabeth Schwarzkopf, Ljuba Welitsch, A. Dermota e J. Greindl. L'anno seguente, su invito di Serafin, affrontò per la sua prima volta, al Maggio musicale fiorentino, il ruolo di protagonista nel Falstaff; quindi, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò a Wiesbaden ancora per Simon Boccanegra, opera che porterà in giro per il mondo sempre con rinnovato successo. Tornò quindi alla Scala per un memorabile Wozzeck, diretto da D. Mitropoulos (giugno 1952).
Ormai richiesto da tutti i teatri del mondo, nel 1954, si esibì per la prima volta al Lyrictheater di Chicago nella Norma di Bellini con Maria Callas, fu poi ammirato nel Barbiere rossiniano accanto a Giulietta Simionato; quindi ancora ne La traviata con la Callas, Tosca con Eleanor Steber e G. Di Stefano, e in Un ballo in maschera straordinario, accanto ad Anita Cerquetti. Ospite abituale del teatro alla Scala, fu accanto a Maria Callas e poi a Victoria de Los Angeles in un memorabile Barbiere di Siviglia (1956), diretto da Carlo M. Giulini, cui fece seguito nel 1957 il Falstaff diretto da H. von Karajan. Nel 1958, al Covent Garden di Londra, partecipò a un'altra memorabile rappresentazione del Don Carlos, diretto da Giulini e con la regia di Luchino Visconti. Si esibì più volte con la Callas in Tosca, che portò con successo nei maggiori teatri del mondo, dal Covent Garden di Londra alla Scala, fino a Caracas, ove portò il pubblico al delirio ancora in Rigoletto, Tosca e Pagliacci. Fu poi al Cairo (1967), a Melbourne (1968) e nel 1969 a Copenaghen, Berlino, Montecarlo, Edimburgo (con la compagnia del teatro Comunale di Firenze) per Gianni Schicchi, diretto da Giulini. Dopo altre rappresentazioni di Tosca a Johannesburg con Marie Collier, e a Chicago con Placido Domingo e Grace Bumbry, fu acclamato quale impareggiabile Figaro nel Barbiere rossiniano, accanto a Marilyn Horne. Nel 1971, nella villa Schifanoia di Firenze, organizzò un opera workshop,frequentato da studenti di tutto il mondo; in seguito tenne delle masterclasses al London Opera Centre. Abbandonò le scene nel 1978 e si dedicò alla regia e all'insegnamento. Nel 1979 pubblicò a Londra la sua autobiografia, poi tradotta in italiano (La mia vita, Milano 1985). Particolarmente fotogenico interpretò sia come cantante sia come attore alcuni film, tra cui sono da citare almeno: Il barbiere di Siviglia (1946) e Follie per l'opera (1948), diretti da Mario Costa; Avanti a lui tremava tutta Roma (1946) e La forza del destino (1950), diretti da Carmine Gallone. Interprete colto e raffinato, dotato di sensibilità e musicalità rarissime, seppe utilizzare la sua voce, peraltro non ampia, con grande intelligenza, tanto da essere in breve tempo considerato uno dei più grandi baritoni della sua generazione.
Baritono, regista, attore (Bassano del Grappa, 24 ottobre 1913 - Roma, 5 marzo 1984)
Zona Ampliamento, Riquadro 120
Fu baritono, didatta, attore cinematografico e regista d’opera. La povertà di mezzi non facilitò la sua formazione fino a quando nel 1935 il grande direttore d'orchestra G. Marinuzzi gli procurò una borsa di studio presso il teatro alla Scala di Milano. Nel giugno 1936 partecipò a Vienna a un concorso di canto,vincendolo e l’anno seguente arrivò la grande occasione con il ruolo di Germont ne La traviata di Verdi al teatro Adriano di Roma, direttore A. Votto. Il successo riportato gli valse una scrittura al teatro dell'Opera di Roma, dove esordì lo stesso anno con il ruolo di Lelio ne Le donne curiose di Wolf-Ferrari. Nel 1938 fu particolarmente apprezzato nel ruolo di Marcello ne La bohème di Puccini, accanto a Maria Caniglia e G. Lauri Volpi. Nel 1939 cantò in Madama Butterfly di Puccini, ne Il finto Arlecchino di G.F. Malipiero, e in una memorabile Carmen di G. Bizet con Gabriella Besanzoni.
Diede quindi inizio a un'intensa carriera anche in teatri di provincia, affrontando ruoli tra i più disparati: al teatro Flavio Vespasiano di Rieti esordì anche nel ruolo di Scarpia nella Tosca, personaggio da lui interpretato oltre 900 volte. Da questo momento approfondì l'interpretazione dei personaggi dedicando grande cura ai costumi, che volle sempre storicamente attendibili, al pari del trucco, sempre adeguato alla psicologia del personaggio. Nel 1940, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò in tournée a Berlino, apparendo in un ruolo secondario alla Staatsoper nel Falstaff di Verdi, accanto a M. Stabile e alla Caniglia. Il 3 novembre 1942 affrontò il ruolo di Wozzeck nell'omonima opera di A. Berg, nella prima italiana all'Opera di Roma sotto la direzione di Serafin, ottenendo un grandissimo successo. Non meno intensa fu la sua attività presso il teatro alla Scala di Milano, ove, tra il 1941 e il 1943, apparve in Fedora di U. Giordano (direttore F. Ghione, 29 marzo 1941), L'elisir d'amore (dir. G. Marinuzzi, 13 aprile 1942) e Falstaff (dir. V. De Sabata, 26 dicembre 1942). Nella stagione 1948-49 fu interprete acclamatissimo all'Opera di Roma nel Simon Boccanegra; nel 1950, con il complesso della Scala, si recò in tournée in Inghilterra per recite de L'elisir d'amore e Falstaff; quindi fu invitato a Salisburgo per un Don Giovanni diretto da W. Furtwängler, con una straordinaria compagnia di canto di cui facevano parte IrmgardSeefried, Elisabeth Schwarzkopf, Ljuba Welitsch, A. Dermota e J. Greindl. L'anno seguente, su invito di Serafin, affrontò per la sua prima volta, al Maggio musicale fiorentino, il ruolo di protagonista nel Falstaff; quindi, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò a Wiesbaden ancora per Simon Boccanegra, opera che porterà in giro per il mondo sempre con rinnovato successo. Tornò quindi alla Scala per un memorabile Wozzeck, diretto da D. Mitropoulos (giugno 1952).
Ormai richiesto da tutti i teatri del mondo, nel 1954, si esibì per la prima volta al Lyrictheater di Chicago nella Norma di Bellini con Maria Callas, fu poi ammirato nel Barbiere rossiniano accanto a Giulietta Simionato; quindi ancora ne La traviata con la Callas, Tosca con Eleanor Steber e G. Di Stefano, e in Un ballo in maschera straordinario, accanto ad Anita Cerquetti. Ospite abituale del teatro alla Scala, fu accanto a Maria Callas e poi a Victoria de Los Angeles in un memorabile Barbiere di Siviglia (1956), diretto da Carlo M. Giulini, cui fece seguito nel 1957 il Falstaff diretto da H. von Karajan. Nel 1958, al Covent Garden di Londra, partecipò a un'altra memorabile rappresentazione del Don Carlos, diretto da Giulini e con la regia di Luchino Visconti. Si esibì più volte con la Callas in Tosca, che portò con successo nei maggiori teatri del mondo, dal Covent Garden di Londra alla Scala, fino a Caracas, ove portò il pubblico al delirio ancora in Rigoletto, Tosca e Pagliacci. Fu poi al Cairo (1967), a Melbourne (1968) e nel 1969 a Copenaghen, Berlino, Montecarlo, Edimburgo (con la compagnia del teatro Comunale di Firenze) per Gianni Schicchi, diretto da Giulini. Dopo altre rappresentazioni di Tosca a Johannesburg con Marie Collier, e a Chicago con Placido Domingo e Grace Bumbry, fu acclamato quale impareggiabile Figaro nel Barbiere rossiniano, accanto a Marilyn Horne. Nel 1971, nella villa Schifanoia di Firenze, organizzò un opera workshop,frequentato da studenti di tutto il mondo; in seguito tenne delle masterclasses al London Opera Centre. Abbandonò le scene nel 1978 e si dedicò alla regia e all'insegnamento. Nel 1979 pubblicò a Londra la sua autobiografia, poi tradotta in italiano (La mia vita, Milano 1985). Particolarmente fotogenico interpretò sia come cantante sia come attore alcuni film, tra cui sono da citare almeno: Il barbiere di Siviglia (1946) e Follie per l'opera (1948), diretti da Mario Costa; Avanti a lui tremava tutta Roma (1946) e La forza del destino (1950), diretti da Carmine Gallone. Interprete colto e raffinato, dotato di sensibilità e musicalità rarissime, seppe utilizzare la sua voce, peraltro non ampia, con grande intelligenza, tanto da essere in breve tempo considerato uno dei più grandi baritoni della sua generazione.
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