Giornalista, poeta dialettale, regista cinematografico e sceneggiatore (Belpasso, Catania, 1870 - Catania 1921)
Vecchio Reparto, Riquadro 33
Figlio di un giornalista, Luigi, e di Vincenza Zappalà Aradas, maestra elementare, a quattordici anni venne avviato agli studi nautici conseguendo poi il brevetto di capitano di lungo corso, ma preferì darsi al giornalismo entrando nella redazione della Gazzetta di Catania, quotidiano fondato dal padre. Discepolo di Giuseppe Borrello, fondò nel 1889 un settimanale satirico scritto anche in lingua siciliana[senza fonte], il D'Artagnan, sul quale pubblicò anche sue poesie, poi raccolte nel volume Centona.
Di lì a poco si dedicò con maggiore attenzione al teatro: nel 1901 creò la Compagnia Drammatica Siciliana, del quale fanno già parte attori come Giovanni Grasso, Virginia Balistrieri, Giacinta Pezzana e Totò Majorana, con l'intento di rendere famoso a livello nazionale il teatro dialettale siciliano: nell'aprile 1903 giunsero a esibirsi con successo a Milano. Dalla stagione 1907-1908 diventa direttore della formazione capitanata da Angelo Musco, con il quale instaura una proficua collaborazione artistica, sia lanciando autori nuovi (il ventunenne Pier Maria Rosso di San Secondo, con la sua Madre del 1908) sia con molte commedie da lui scritte, tra le quali le più famose sono San Giovanni decollato (1908) e L'aria del continente (1910).
Nel 1910 fondò a Roma la struttura stabile del primo "Teatro Minimo" presso il Teatro Metastasio, curando la regia di numerosi atti unici del repertorio italiano e straniero, e soprattutto incoraggiando e portando sulla scena le prime opere teatrali di Luigi Pirandello già famoso come novelliere e scrittore (Lumie di Sicilia e La morsa, entrambe del 1913). Insieme a Luigi Pirandello scrisse A Vilanza (La bilancia), e Cappidazzu pava tuttu. Diresse numerosi allestimenti scenici; nel dicembre 1918 fondò l'ultima sua compagine teatrale, la Compagnia del Teatro Mediterraneo, attiva fino al 1920.
Dal 1913-14 si dedicò anche al cinema. Dapprima collaborò come soggettista con la "Cines", per la quale diresse anche Il romanzo, nel quale recitarono il futuro prolifico regista Carmine Gallone e sua moglie Soava. In seguito diventò direttore artistico della neonata "Morgana Film" di Roma (soltanto omonima di una analoga azienda di Catania), per la quale diresse i tre soli film prodotti da questa società: nel 1914 Capitan Blanco tratto dal suo dramma U Paliu i cui esterni vennero girati in gran parte in Tripolitania appena conquistata dall'Italia come colonia, poi Sperduti nel buio, dall'omonimo dramma di Roberto Bracco, che una parte della critica e degli storici del cinema considerarono - non senza dissensi da parte di altri - come un lontano antesignano nella corrente neorealista. Nel 1915 uscì Teresa Raquin tratto dal dramma omonimo di Émile Zola. Poi l'avventura della "Morgana Film" si chiuse a causa della guerra mondiale. Attualmente tutte queste pellicole sono perdute.
Tutta la sua opera è caratterizzata, oltre che dal verismo e dalla bellezza dei paesaggi, anche da una forte contrapposizione tra ricchezza e povertà: fu il cantore dei lussuosi palazzi aristocratici e dei tuguri, dei caffè di lusso di fine Ottocento e dei vicoli affollati. La sua fama si mantenne pressoché intatta fino alla fine degli anni trenta, con molte sue commedie trasposte anche sul grande schermo, nel frattempo diventato sonoro.
Morì a 51 anni, precipitando nella tromba dell'ascensore dell'Ospedale Vittorio Emanuele II di Catania, dove era andato a visitare il figlio malato. Le circostanze dell'accaduto rimasero poco chiare, in quanto l'area dell'ospedale in cui venne ritrovato il cadavere era ancora in costruzione. Il fratello minore Giulio Martoglio (1882-1915) era già morto, combattendo sul Carso durante la prima guerra mondiale. Le sue figlie, Vincenza e Angela, curarono un Fondo dove sono conservati tutti i suoi manoscritti.