Nuovo Reparto, Riquadro 167, numero 150, fila 97
Fu soprano e attrice. Cresciuta a Roma nel rione Esquilino, cominciò a frequentare il luna park di piazza Guglielmo Pepe, ove quasi per gioco fece le sue prime esperienze canore e presto iniziò la carriera di canzonettista nei caffè concerto, da quello di Piazza Esedra, al “Grande Orfeo” e al “Diocleziano”, portando al successo canzoni come La Ciociara o Funiculì Funiculà (Mario Costa). La sua straordinaria bellezza fu di ausilio all’imprevedibile rapidità della sua carriera, facendola approdare dapprima al Salone Margherita e poi alle Folies-Bergères di Parigi. I suoi successi internazionali di Londra, Parigi e Pietroburgo la inserirono in un mondo elegante e aristocratico, un ambiente ben diverso da quello del café-chantant, inducendola a porre fine alla carriera di canzonettista per dedicarsi all'arte lirica. Naufragato il suo matrimonio con il principe Alessandro Bariatinskij, abbandonò la Russia e si recò a Parigi, dove si dedicò seriamente allo studio del canto, divenendo allieva di Maddalena Mariani Masi. Il suo esordio nel teatro lirico ebbe luogo nell'aprile del 1900 quale protagonista della Bohème di Puccini al teatro San Carlo di Napoli e il successo riportato le schiuse le porte dei maggiori teatri del mondo. Passò infatti subito dopo al teatro San Carlo di Lisbona, ove fu Nedda ne I Pagliacci di R. Leoncavallo, rivelando così fin dagli esordi una decisa preferenza per il repertorio verista e per tutti quei ruoli che meglio le consentivano di mettere in evidenza le sue qualità drammatiche, piuttosto che quelle vocali, invero mai eccezionali. Nella stagione 1900-1901 si esibì al teatro Imperiale di Varsavia, all'Aquarium di Pietroburgo, al teatro Massimo di Palermo. Infine il 5 dicembre 1906 debuttò al Metropolitan Opera House di New York in Fedora di U. Giordano, avendo quale partner Enrico Caruso. Il successo si mescolò alle polemiche del pubblico americano, soprattutto di quella parte assai puritana che non accettava la recitazione realista dell’attrice. Il famoso bacio appassionato con Enrico Caruso al termine del duetto del secondo atto le fruttò il soprannome di kissing primadonna e concorse all’eco del suo trionfo, cui seguì la scrittura, sempre al Metropolitan, per il ruolo di protagonista nella Manon Lescaut di Giacomo Puccini. L'opera, in prima esecuzione assoluta per gli Stati Uniti, fu rappresentata il 18 gennaio 1907 e la vide ancora insieme a Caruso nel ruolo di Des Grieux. Puccini, in una lettera a Tito Ricordi, ne raccontò il successo straordinario, riconoscendo lo straordinario temperamento d'artista della Cavalieri e le sue inaspettate doti vocali. Archiviato anche un secondo matrimonio, che la unì per soli otto giorni a un miliardario americano (R.E.Chandler), ritornò in Europa. All'Opéra di Parigi cantò dal 1907 al 1909, interpretando con straordinario successo il ruolo di Salomè nell'Hérodiade di Massenet, che la volle protagonista della sua Thaïs, che divenne poi uno dei cavalli di battaglia della cantante e fu riproposta in una seconda tournée in Russia nel 1914. Cantò ripetutamente al Covent Garden Opera House di Londra negli anni 1908, 1911 e 1912 e tornò quindi a Parigi, ove sposò in terze nozze il tenore francese Luciano Pietro Muratore, con il quale apparve fino al 1916 in vari teatri europei. Frattanto fin dal 1914 aveva intrapreso la carriera cinematografica alla “Cines” di Roma, girando vari film pur senza grande successo fino al 1921. Come cantante lirica apparve per l'ultima volta in Traviata al teatro Carcano di Milano (1916), con cui concluse la sua carriera in Italia. Divorziata anche dal terzo marito, sposò successivamente Giovanni Campari e, abbandonate per sempre le scene nel 1926, aprì a Parigi un istituto di bellezza intitolato al suo nome, che diresse con buon successo commerciale fino al 1936. Tornata in Italia, si stabilì dapprima a Roma e successivamente a Firenze, dove morì in una sua villa presso Fiesole il 7 febbraio 1944 durante un bombardamento aereo.
Il suo temperamento passionale e la sua presenza scenica la spinsero a passare dal repertorio di soprano lirico e leggero a ruoli più complessi in cui poteva manifestare la sua forte indole drammatica, come Manon nelle opere di Puccini e Massenet, fino ad avvicinarsi al repertorio verista. Fu così un'ottima Tosca e un'indimenticabile Fedora; e assieme alla stima che nutrirono per lei musicisti del calibro di Massenet, Leoncavallo e Puccini, poté contare su una bellezza affascinante: "la massima testimonianza di Venere in terra" (Gabriele D’Annunzio).