Zona Ampliamento, Riquadro 143, tomba a terra n.61, in tomba De Sica
Proveniente da una famiglia di attori, sorella di Checco Rissone, esordì giovanissima in teatro con Lyda Borelli e raggiunse la notorietà quando entrò a far parte, nel 1921, della compagnia di Vera Vergani, Luigi Cimara e Luigi Almirante, diretta dal drammaturgo Dario Niccodemi (vedi foto).
Divenne "prima attrice" nel 1927, nella compagnia di Sergio Tofano, che era specializzata nel repertorio brillante. La Rissone era infatti un'attrice dalle spiccate doti comiche. In seguito passò al teatro di rivista con la compagnia Za-Bum e nel 1931 fu tra i protagonisti de Le lucciole della città, al fianco di Vittorio De Sica.
Nel 1937, ad Asti, l'attrice sposò Vittorio De Sica dal quale ebbe la figlia Emilia, detta Emi (1938-2021). In seguito i due si separarono e De Sica contrasse una seconda unione con María Mercader.
Nel 1933, a coronamento della fama raggiunta, Giuditta Rissone "entrò in ditta" con Tofano e De Sica, cioè creò, insieme a loro, una compagnia teatrale che portava i loro nomi (denominata quindi Tofano-Rissone-De Sica). Tofano lasciò la formazione due anni dopo, sostituito da Umberto Melnati.
La compagnia così composta durò fino al 1939, affermandosi nella realizzazione di spettacoli brillanti e ottenendo grandi successi, tra i quali la messa in scena di Due dozzine di rose scarlatte di Aldo De Benedetti. Dopo la seconda guerra mondiale, però, la Rissone fece soltanto alcune sporadiche apparizioni sul palcoscenico.
Nel corso della sua carriera partecipò a numerosi film, spesso al fianco di De Sica, talvolta in trasposizioni di testi già proposti in teatro. Nel 1962 Federico Fellini la chiamò a interpretare la madre di Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) in 8½. E' sepolta nella tomba della famiglia De Sica.