Pincetto Nuovo, Riquadro 31 bis
Iniziò lo studio del pianoforte con Americo Barberi, della scuola di Muzio Clementi. Il 15 novembre 1848 tenne la sua prima esibizione pubblica in casa di Carlo Luciano Bonaparte. Proposto all’attenzione degli Accademici di Santa Cecilia, svolse il 17 maggio 1854 un ‘esercizio’ privato per i soci e il consiglio accademico lo ammise dodicenne come «professore onorario pianista». Nel 1861 fu ascoltato in un’esecuzione del Settimino di Ludwig van Beethoven da Franz Liszt, allora residente a Roma, al quale rimase poi legato per la vita. Nel 1866, ritiratosi Tullio Ramacciotti, l’iniziatore della scuola romana d’arco e propugnatore delle matinées musicali, Sgambati gli subentrò. Nel gruppo musicale, rinominato Società del Quintetto, egli era affiancato dai violinisti Ettore Pinelli (nipote e allievo di Ramacciotti), Vincenzo De Sanctis e Tito Monachesi, il violista berlinese Wilhelm Tröschel, il violoncellista di scuola napoletana Ferdinando Forino. Per espressa volontà di Liszt il 26 febbraio 1866 Sgambati, pur privo di esperienza direttoriale, diresse la prima esecuzione integrale della Dante-Symphonie, presente l’autore.
Nel 1869 viaggiò in Germania con Liszt e conobbe Anton Rubinštejn e Camille Saint-Saëns. In autunno avviò con Pinelli corsi pubblici di pianoforte e violino. Un anno dopo Camillo Di Pietro, cardinale protettore della Pontificia Accademia di S. Cecilia, pose i corsi sotto la reggenza dell’Accademia, aggiungendo le classi di canto, violoncello, ottoni: fu il primo passo verso la costituzione del Liceo musicale (inaugurato il 3 marzo 1877), poi Conservatorio. Il 7 febbraio 1874 Sgambati inaugurò con Adelaide Ristori il Nuovo teatro Rossini, dove l’11 maggio Pinelli diresse il concerto di fondazione della Società orchestrale romana, la prima formazione sinfonica stabile a Roma. Per questa compagine Sgambati compose il suo primo lavoro orchestrale, l’ouverture Cola di Rienzo. Nello scorcio del 1876 Wagner risiedé a Roma e ascoltò Sgambati nei suoi due quintetti e in alcune liriche, dopodiché lo presentò al responsabile delle edizioni Schott di Mainz, perché ne pubblicasse le partiture e lo rivelasse al mondo musicale internazionale. Schott fu poi il maggior editore di Sgambati e gli assicurò una fama tale che nel 1881 il conservatorio di Mosca offrì al musicista romano la cattedra di pianoforte, come successore del defunto Nikolaj Rubinštejn, ma Sgambati rifiutò. Nello stesso 1881 diede nuova vita alla Società romana del Quintetto, che dall’11 novembre 1892 tenne i suoi concerti al Quirinale e divenne Quintetto della Corte di Sua Maestà la Regina.
All’aprile 1882 risale la prima delle sue poche tournées di concerti, alla Società del Quartetto di Milano, poi a Londra e, sollecitato da Schott verso una maggiore attività concertistica all’estero, si esibì a Parigi (aprile-maggio 1884), dove frequentò Jules Massenet e diresse al Trocadéro la Prima Sinfonia. Il 17 maggio 1885 diresse a Roma la prima italiana dell’Idillio di Sigfrido alla commemorazione di Wagner presso l’Associazione artistica internazionale in via Margutta. Il 31 luglio 1886 moriva Liszt a Bayreuth; dieci giorni dopo Sgambati diresse a S. Andrea delle Fratte in Roma il concerto di commemorazione.
Il 14 dicembre 1893 Onorato Caetani, neopresidente dell’Accademia filarmonica romana, lo designò direttore artistico, avviando una concorrenza e una diffidenza reciproca con l’Accademia di Santa Cecilia. I primi due concerti della nuova società musicale romana, l’unica orchestra da lui interamente gestita, furono manifesti programmatici: Brahms e Liszt, Sgambati e Beethoven. Nella seconda stagione, il 10 aprile 1897, diresse la prima italiana della Sesta Sinfonia di Čajkovskij. A questo punto era ormai famoso come compositore e come pianista; fra le tante collaborazioni di questi anni spiccano quelle con Joachim e con Arturo Toscanini. Risale a questo stesso periodo il suo lavoro maggiore, la Messa da Requiem op. 38 (1897-98), dove alcune melodie gregoriane sono trattate con le moderne tecniche orchestrali.
Negli ultimi anni curò diversi lavori didattici, tra i quali Sull’insegnamento e sui programmi della scuola di pianoforte (La nuova musica, XV (1910), 202, pp. 122 s.) e il Formulario del pianista (Milano 1917). Nel 1994 l’Archivio Sgambati, fin allora collocato nella casa museo, fu venduto all’asta (Christie’s Roma, 13 dicembre), acquistato dall’allora ministero per i Beni e le Attività culturali e collocato presso la Biblioteca Casanatense di Roma e il Museo nazionale degli strumenti musicali.