Anton Giulio Majano
Regista e sceneggiatore (Chieti, 5 luglio1909 – Marino, 12 agosto1994)
Arciconfraternita dei Trapassati, Lotto 3, marciapiede 8, Arca
Anton Giulio Majano nacque a Chieti da Odoardo Majano e Agata Maraschini. Ufficiale di cavalleria, laureato in scienze politiche, Majano diede vita a molti sceneggiati televisivi divenendo il più popolare regista del genere.
Tutti i suoi sceneggiati sono caratterizzati da un linguaggio teatrale, un ritmo lento con inquadrature fisse. Le sue sequenze lunghissime e senza interruzioni necessitavano di interpreti di alto livello, spesso provenienti dal palcoscenico. I suoi preferiti furono Alberto Lupo, Luigi Vannucchi, Virna Lisi, Romolo Valli, Enrico Maria Salerno, Arnoldo Foà e Lea Massari.
Lavorando prima come aiuto regista per Luis Trenker in Condottieri del 1937, e poi come soggettista e sceneggiatore, nel 1949 esordì come regista con il film Vento d’Africa,con Luigi Almirante e Franca Maj. In questo suo lavoro sono riprodotti gli accadimenti dell'eccidio di Mogadiscio del 1948, dove 55 italiani furono torturati e massacrati.
Tra le sue molte sceneggiature di stampo melodrammatico, la più interessante è sicuramente quella del film Un giorno nella vita (A. Blasetti, 1946). Ambientato a Parigi, il film si impreziosì delle collaborazioni di C. Zavattini e D. Fabbri.
La sua pellicola maggiormente nota nell'ambito della mutazione dal neorealismo alla commedia all'italiana rimane La domenica della buona gente (1953), di cui fu anche sceneggiatore. Personaggi ed episodi, accomunati dalla narrazione di una partita di calcio Roma - Napoli, si intrecciano in storie diverse.
Nel 1955 Majano inventa il “teleromanzo a puntate” girando lo sceneggiato televisivo “Piccole donne”. Il successo fu così grande che Majano, da quel momento in poi, produrrà più di venti teleromanzi in vent’anni.
Ottocento (1959), altro suo successo, è uno sceneggiato televisivo in 5 puntate, tratto dal romanzo Ottocento di Salvator Gotta. Basato sulle memorie del diplomatico piemontese Costantini Nigra, fedelissimo del Cavour, lo sceneggiato è ricordato anche per la singolarissima e accurata ricostruzione di ambienti, arredi e abiti tipici di quell’epoca.
Nello stesso anno una giovanissima Loretta Goggi esordisce come attrice nello sceneggiato televisivo “Sotto processo”, anche questo diretto da Majano.
Contestualmente alla regia, trasponendo opere di autori sia italiani che stranieri, dalla fine degli anni trenta ai primi anni sessanta, si occupa anche di prosa radiofonica.
“La cittadella” (1964 da A.J. Cronin) fu il suo più famoso teleromanzo della prima televisione. L'Italia si innamorò del dottor Manson, il felice protagonista, interpretato da Alberto Lupo.
Con lo sceneggiato David Copperfield (1965, da Ch. Dickens)Majano fece rivivere al grande pubblico l'ambiente alienante del lavoro industriale nell'Inghilterra vittoriana, e la natura di eroe antieroe del protagonista furono perfettamente elaborati e interpretati dal piccolo R. Chevalier (David bambino) e poi da G. Giannini (David adulto).
Nel 1973 e nel 1976 Majano torna al poliziesco con la serie Qui squadra mobile, protagonista l'ispettore Carraro (G. Sbragia).
L'eredità della priora (1980), con Alida Valli nel ruolo en titre, replica il successo di alcuni anni prima ottenendo anche un riscontro all'estero.
Dal romanzo L'amante dell'Orsa Maggiore, scritto da Sergiusz Piasecki, nel 1983Anton Giulio Majano ne ricava uno sceneggiato omonimo in sette puntate per la Rai; tra gli interpreti ricordiamo Ray Lovelock, Sandra Collodel, Alberto Lupo, Emilio Marchesini, Renato Baldini, Giacomo Rossi Stuart e Ida Di Benedetto. L’avventura poetica del contrabbandiere polacco, scritta dallo stesso contrabbandiere mentre si trovava in prigione, ebbe un grandissimo successo di pubblico e critica e l'interesse del telespettatore è tenuto vivo con la tecnica della suspense.
Anton Giulio Majano morì a Marino (Roma) il 12 agosto 1994.
Regista e sceneggiatore (Chieti, 5 luglio1909 – Marino, 12 agosto1994)
Arciconfraternita dei Trapassati, Lotto 3, marciapiede 8, Arca
Anton Giulio Majano nacque a Chieti da Odoardo Majano e Agata Maraschini. Ufficiale di cavalleria, laureato in scienze politiche, Majano diede vita a molti sceneggiati televisivi divenendo il più popolare regista del genere.
Tutti i suoi sceneggiati sono caratterizzati da un linguaggio teatrale, un ritmo lento con inquadrature fisse. Le sue sequenze lunghissime e senza interruzioni necessitavano di interpreti di alto livello, spesso provenienti dal palcoscenico. I suoi preferiti furono Alberto Lupo, Luigi Vannucchi, Virna Lisi, Romolo Valli, Enrico Maria Salerno, Arnoldo Foà e Lea Massari.
Lavorando prima come aiuto regista per Luis Trenker in Condottieri del 1937, e poi come soggettista e sceneggiatore, nel 1949 esordì come regista con il film Vento d’Africa,con Luigi Almirante e Franca Maj. In questo suo lavoro sono riprodotti gli accadimenti dell'eccidio di Mogadiscio del 1948, dove 55 italiani furono torturati e massacrati.
Tra le sue molte sceneggiature di stampo melodrammatico, la più interessante è sicuramente quella del film Un giorno nella vita (A. Blasetti, 1946). Ambientato a Parigi, il film si impreziosì delle collaborazioni di C. Zavattini e D. Fabbri.
La sua pellicola maggiormente nota nell'ambito della mutazione dal neorealismo alla commedia all'italiana rimane La domenica della buona gente (1953), di cui fu anche sceneggiatore. Personaggi ed episodi, accomunati dalla narrazione di una partita di calcio Roma - Napoli, si intrecciano in storie diverse.
Nel 1955 Majano inventa il “teleromanzo a puntate” girando lo sceneggiato televisivo “Piccole donne”. Il successo fu così grande che Majano, da quel momento in poi, produrrà più di venti teleromanzi in vent’anni.
Ottocento (1959), altro suo successo, è uno sceneggiato televisivo in 5 puntate, tratto dal romanzo Ottocento di Salvator Gotta. Basato sulle memorie del diplomatico piemontese Costantini Nigra, fedelissimo del Cavour, lo sceneggiato è ricordato anche per la singolarissima e accurata ricostruzione di ambienti, arredi e abiti tipici di quell’epoca.
Nello stesso anno una giovanissima Loretta Goggi esordisce come attrice nello sceneggiato televisivo “Sotto processo”, anche questo diretto da Majano.
Contestualmente alla regia, trasponendo opere di autori sia italiani che stranieri, dalla fine degli anni trenta ai primi anni sessanta, si occupa anche di prosa radiofonica.
“La cittadella” (1964 da A.J. Cronin) fu il suo più famoso teleromanzo della prima televisione. L'Italia si innamorò del dottor Manson, il felice protagonista, interpretato da Alberto Lupo.
Con lo sceneggiato David Copperfield (1965, da Ch. Dickens)Majano fece rivivere al grande pubblico l'ambiente alienante del lavoro industriale nell'Inghilterra vittoriana, e la natura di eroe antieroe del protagonista furono perfettamente elaborati e interpretati dal piccolo R. Chevalier (David bambino) e poi da G. Giannini (David adulto).
Nel 1973 e nel 1976 Majano torna al poliziesco con la serie Qui squadra mobile, protagonista l'ispettore Carraro (G. Sbragia).
L'eredità della priora (1980), con Alida Valli nel ruolo en titre, replica il successo di alcuni anni prima ottenendo anche un riscontro all'estero.
Dal romanzo L'amante dell'Orsa Maggiore, scritto da Sergiusz Piasecki, nel 1983Anton Giulio Majano ne ricava uno sceneggiato omonimo in sette puntate per la Rai; tra gli interpreti ricordiamo Ray Lovelock, Sandra Collodel, Alberto Lupo, Emilio Marchesini, Renato Baldini, Giacomo Rossi Stuart e Ida Di Benedetto. L’avventura poetica del contrabbandiere polacco, scritta dallo stesso contrabbandiere mentre si trovava in prigione, ebbe un grandissimo successo di pubblico e critica e l'interesse del telespettatore è tenuto vivo con la tecnica della suspense.
Anton Giulio Majano morì a Marino (Roma) il 12 agosto 1994.
20