Il grandioso complesso fu voluto da Giuseppe Dozza (1901-1974), partigiano e Sindaco della liberazione di Bologna, che diede l'incarico a Piero Bottoni (1903-1973), esponente di spicco del Razionalismo in Italia e vicino alle posizioni di Le Corbusier. L'originalità architettonica e simbolica viene enfatizzata dalle sculture in lamina di rame realizzate da Genni Wiegmann Mucci (1895-1969) e Stella Korczynska (m. 1956).
Interpellato su come intendesse realizzare l'opera, l'architetto rispose 'andando sotto terra con i morti': quei partigiani caduti per la Libertà dovevano risvegliarsi con il ritorno alla democrazia. E infatti l'opera in cemento e metallo è stata modellata all'esterno come un tronco di cono dall'aspetto industriale, con una base sotterranea alla quale si accede con tre scale. Lungo un muro circolare sono sistemati i loculi contenenti i resti dei partigiani. Al centro vi è la vasca ornata da un gruppo di figure in cemento dello stesso Bottoni che si proiettano verso l'alto. Sulle pareti interne del cono e lungo il bordo superiore trovano posto altre statue che simboleggiano l'ascensione al cielo.
Sul bordo esterno per quattro volte si ripete la frase 'liberi salgono nel cielo della gloria'.
Dozza riposa in un sarcofago monolitico di granito collocato di fronte al monumento, commissionato a Leone Pancaldi (1915-1995) dal Comune di Bologna.