Monumento Minelli, 1868
Sala del Colombario, abside
La tomba fu realizzata per volontà dei fratelli Raffaello e Francesco, ed è il primo e più compiuto esempio in Certosa di quell'iconografia cara alla cultura borghese italiana di tardo Ottocento della 'Donna afflitta in visita al sepolcro' che lo scultore Carlo Monari (1831-1918) proporrà nel cimitero in diverse varianti.
In questo caso la giovane prega inginocchiata davanti alla bara coperta dal drappo funebre, su cui è poggiata una corona di fiori, in attesa che questa venga portata nel sepolcro, la cui porta è lievemente schiusa. L'iconografia della porta dell'averno è desunta, attraverso il Canova, dai sarcofagi dell'antica Roma, ma nel nostro caso assume anche una valenza veristica. Di grande efficacia è la raffigurazione dell'abito, in particolare nelle maniche, nei bottoni e nella grande gonna. Minuziosamente reso è anche il finissimo prato fiorito, raffigurato a bassorilievo sul basamento su cui poggia la scultura.
Significativo l'incipit dell'iscrizione alla base del sepolcro, che allude ad una Italia ancora sotto il dominio dello straniero. Non casuale deve essere stata pertanto la scelta di Monari da parte della famiglia, in quanto lo scultore aveva partecipato come volontario garibaldino alle battaglie di Bezzecca e Mentana (1866 e 1867).
Sala del Colombario, abside
La tomba fu realizzata per volontà dei fratelli Raffaello e Francesco, ed è il primo e più compiuto esempio in Certosa di quell'iconografia cara alla cultura borghese italiana di tardo Ottocento della 'Donna afflitta in visita al sepolcro' che lo scultore Carlo Monari (1831-1918) proporrà nel cimitero in diverse varianti.
In questo caso la giovane prega inginocchiata davanti alla bara coperta dal drappo funebre, su cui è poggiata una corona di fiori, in attesa che questa venga portata nel sepolcro, la cui porta è lievemente schiusa. L'iconografia della porta dell'averno è desunta, attraverso il Canova, dai sarcofagi dell'antica Roma, ma nel nostro caso assume anche una valenza veristica. Di grande efficacia è la raffigurazione dell'abito, in particolare nelle maniche, nei bottoni e nella grande gonna. Minuziosamente reso è anche il finissimo prato fiorito, raffigurato a bassorilievo sul basamento su cui poggia la scultura.
Significativo l'incipit dell'iscrizione alla base del sepolcro, che allude ad una Italia ancora sotto il dominio dello straniero. Non casuale deve essere stata pertanto la scelta di Monari da parte della famiglia, in quanto lo scultore aveva partecipato come volontario garibaldino alle battaglie di Bezzecca e Mentana (1866 e 1867).
20