Monumento ai Martiri della Rivoluzione Fascista, 1932

Monumento ai Martiri della Rivoluzione Fascista, 1932

Monumento ossario ai Caduti della Grande Guerra, 1933

Collocato al centro del Chiostro VI ed inaugurato il 28 ottobre 1932, il monumento della Rivoluzione fu voluto dal fascismo bolognese per celebrare solennemente la marcia su Roma e l'inizio della nuova era, attraverso la commemorazione dei propri caduti morti per la causa.
Il sacrario, realizzato grazie ad una sottoscrizione pubblica su progetto di Giulio Ulisse Arata (1881-1962), si presenta in forma di vasto ipogeo, costruito interamente in blocchi di travertino di forte spessore e sovrastato dall'Ara dei Caduti. La struttura è semplice e priva di decorazioni; in essa lo scultore Ercole Drei (1886-1973) ha saputo armonicamente inserirsi con le due grandiose figure allegoriche raffiguranti la Forza (a sinistra) e la Gloria (a destra), quest'ultima emblematicamente rappresentata in forma di angelo che fa il saluto romano.
Il monumento non fu collocato casualmente al centro del Chiostro VI, dove già avevano trovato sepoltura - o erano ricordati attraverso numerose memorie - alcuni dei personaggi più importanti della recente storia cittadina (Edoardo Brizio, Vittorio Puntoni, Augusto Righi, Giovanni Capellini): l'intento era quello di costruire e celebrare idealmente in un unico luogo una sorta di pantheon della storia locale.

Inaugurato il 4 novembre 1933, 15° anniversario della Vittoria, l'Ossario della Grande Guerra è costituito da due vasti corpi circolari interrati uniti da un corridoio. All’esterno due calotte in pietra recano al sommo le sculture di Drei: due grandi soldati che montano idealmente la guardia. Accoglie i resti di 2.906 soldati italiani (di cui circa 500 bolognesi di città e provincia) e di 140 austroungarici. A metà del corridoio che congiunge i due ipogei l’8 agosto 1940 il regime fascista, nel tentativo di collegare il Risorgimento alla guerra in corso, collocò un sarcofago con le spoglie del padre barnabita Ugo Bassi, tolto alla sepoltura di famiglia. La traslazione si collegava con quella eseguita nel 1935 con i resti di Giosue Carducci e dei suoi familiari, collocati al termine del viale di fronte, in una cripta sormontata da sarcofago posta nel Campo che a lui venne dedicato.

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