Ingresso monumentale, 1809

Ingresso monumentale, 1809

Chiostro V o Maggiore, emiciclo nord

Quando il Municipio di Bologna gli commissionò due colossali figure dolenti in terracotta da collocare sui pilastri ai lati del nuovo ingresso della Certosa, progettato dall'architetto Ercole Gasparini nel 1802, Giovanni Putti aveva già lavorato nel cimitero sulla tomba di Gaetano Gandolfi.
Fin da queste sue prime commissioni - dove realizzerà poi circa trenta monumenti fra il 1815 e il 1830 - lo scultore rivela le peculiarità della sua opera: una personale rielaborazione neoclassica ricca di richiami al tardo Cinquecento, del tutto affine al pittore Felice Giani (1758-1823). Uno stile qui espresso nella resa imponente della massa, la postura racchiusa e il pesante panneggio. Le due statue, di forte impatto drammatico, diventano monito dell'ineluttabilità della morte per chiunque varchi la soglia del cimitero. Popolarmente note come Piangoloni o Piagnoni, divenute fin da subito simbolo stesso della Certosa, contribuirono alla sua notorietà, difatti subito dopo si trasferì a Milano, dove ottenne le sue più prestigiose commissioni nei cantieri del Duomo e dell'Arco della Pace o del Sempione.

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