Monumento Erminia Cairati Vogt

Monumento Erminia Cairati Vogt



Scultore: Leonardo Bistolfi
Anno di costruzione:  1897-1900
Ubicazione: Giardino Cinerario di levante, numero 176

Tra le numerose sepolture che popolano la sezione denominata Giardino Cinerario di levante, poco lontano dunque dal Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale, si riconosce tra gli altri l’evocativo monumento funebre dedicato a Erminia Cairati Vogt, intitolato Il sogno. Una sinuosa figura femminile dal viso delicato e dalla lunga veste panneggiata che le lascia scoperti i piedi, sembra emergere dal marmo di Carrara in un turbinio di rose e veli. È l’anima che sta abbandonando il suo corpo mortale, secondo il linguaggio simbolista. La base del monumento è invece in granito di Biella.

Qui riposa Erminia Cairati Vogt (1862-1897), donna coltissima, filantropa e illuminata mecenate di artisti e letterati del suo tempo; fu l’animatrice di un celebre ed elegante salotto nella vivace Milano ottocentesca insieme al marito Gerolamo Cairati (1860-1948), architetto e pittore. A testimonianza del rapporto della coppia con i maggiori artisti dell’epoca attivi in città, si ricordi ad esempio che, presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, è conservato un bel ritratto a mezzo busto di Erminia Cairati Vogt appena ventenne, eseguito dal pittore divisionista Gaetano Previati (1852-1920).

Il progetto originario della sepoltura, approvato nel novembre 1897, a soli tre mesi di distanza dalla morte di Erminia, si discosta molto dalla versione attuale messa in opera nell’agosto del 1900. Il primo bozzetto prevedeva tre figure femminili con gigli, dalle vesti svolazzanti e dalle chiome fluenti che, come in una danza, ruotavano attorno ad una colonna classicheggiante. Lo sviluppo verticale della struttura è rimasto il medesimo anche nella variante poi realizzata. L’autore di entrambi i progetti è lo scultore piemontese Leonardo Bistolfi (1859-1933). Egli si formò tra Milano e Torino sotto la guida di Giuseppe Grandi (1843-1894) e di Odoardo Tabacchi (1831-1905), muovendosi agilmente tra Scapigliatura, Verismo e Modernismo. È tuttavia la sua produzione simbolista dagli accenni Liberty che lo rese maggiormente celebre. Di Bistolfi al Cimitero Monumentale si ricordi anche l’elegante edicola Toscanini, realizzata tra il 1909 e il 1912 (Riparto VII, spazio 184). 

 

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